Criochirurgia nel tumore della prostata

Una prostata vista ai raggi x

La criochirurgia della prostata (o crioablazione, crioterapia o crio in breve) è una tecnica chirurgica che comporta il congelamento controllato della prostata per distruggere le cellule cancerose.

Si tratta di una procedura minimamente invasiva, che viene eseguita inserendo aghi specifici chiamati “criosonde” nella prostata attraverso il perineo, la zona tra lo scroto e l’ano. Dopo che le criosonde sono state inserite, il congelamento della ghiandola prostatica viene eseguito utilizzando gas Argon.

Il processo è monitorato accuratamente con l’aiuto di una TRUS (ecografia transrettale). Sono anche utilizzati sensori di temperatura per controllare il processo. Non ci sono incisioni. La procedura viene eseguita in anestesia generale o spinale e dura circa un’ora e mezza. I pazienti di solito vengono dimessi dall’ospedale il giorno dopo l’intervento.

In che modo la criochirurgia cura il cancro?

Temperature estreme, sia caldo che freddo, possono distruggere i tessuti biologici. L’idea alla base della criochirurgia è che il raffreddamento rapido dei tessuti del corpo ad una temperatura di -60° C o inferiore, causa la formazione di cristalli di ghiaccio, che interrompono la struttura cellulare e, dunque, uccidono la cellula. In aggiunta alle cellule, anche il tessuto connettivo circostante e i vasi sanguigni sono danneggiati, così che si giunge alla distruzione tissutale più completa.

Esistono prove che i sottoprodotti delle cellule morte, come le proteine intracellulari, possano innescare una risposta immunitaria attirando anticorpi naturali, aumentando così l’efficacia della procedura. Le indicazioni principali per l’utilizzo della criochirurgia in urologia sono il cancro della prostata localizzato e i tumori del rene (fino a 4 cm di diametro).

Rischi, benefici e potenziali complicanze della criochirurgia

Il vantaggio principale della criochirurgia è la sua vera natura mini-invasiva, ma molto efficace. Il recupero è rapido e senza complicazioni. I notevoli miglioramenti tecnici delle attrezzature rendono la criochirurgia più sicura, con una significativa diminuzione del numero di complicazioni associate alla procedura. L’incontinenza si verifica in meno del 2% dei pazienti trattati. Il rischio è leggermente più alto nei pazienti che hanno effettuato una precedente radioterapia alla prostata. Danni alla vescica o al retto causano la formazione di fistola (meno dell’1% dei casi).

La disfunzione erettile (DE) è la principale complicanza derivante dalla criochirurgia (incidenza del 70-80%). Nuovi protocolli di trattamenti sono stati sviluppati per ridurla (focale o parziale criochirurgia della ghiandola). Con le tecniche di riabilitazione, circa un terzo dei pazienti recuperano una funzionalità erettile soddisfacente. I pazienti con persistente ED possono essere trattati con farmaci, iniezioni o interventi chirurgici, con soddisfacente recupero della funzione erettile.

La durata del ricovero

La durata media è di un giorno (pernottamento). La maggior parte dei pazienti può riprendere una dieta regolare dopo la procedura ed è in grado di muoversi. I pazienti sono dimessi la mattina seguente con il catetere vescicale. Gli antibiotici e gli antidolorifici sono prescritti per una settimana. Il catetere viene rimosso 15-20 giorni dopo la procedura.

Complicanze immediate o tardive dopo la procedura

Inizialmente può verificarsi gonfiore del pene e dello scroto che terminerà entro 1-2 settimane. Alcuni pazienti riferiscono una sensazione di peso gravativo al basso addome a causa della ritenzione di liquidi. I pazienti possono anche manifestare temporanei sintomi urinari irritativi, come frequenza, urgenza, lento flusso e sangue occasionale nelle urine. Spesso ci saranno un po’ di lividi ed ecchimosi nelle zone genitali e perineale. Tutti questi problemi sono temporanei e di solito si risolvono entro un paio di settimane dopo la procedura.

Test post-intervento

La risposta al trattamento è controllata dal dosaggio del PSA, ottenuto tramite un esame del sangue ogni tre mesi dopo la criochirurgia per i primi due anni, e ogni sei mesi dopo. In certe situazioni può essere raccomandata una biopsia della prostata di follow-up. Altri esami come la scintigrafia ossea e TAC possono essere eseguite in base alle esigenze.

Che tipo di paziente è un buon candidato per la criochirurgia

Questa procedura funziona bene in tutti i pazienti con carcinoma della prostata localizzato. In particolare, funziona molto bene in pazienti ad alto rischio, in mancanza di trattamenti più convenzionali. Tali pazienti comprendono quelli con tumori localmente avanzati (stadio T3), i pazienti con tumori ad alto grado (Gleason da 8 a 10) e pazienti con un elevato PSA iniziale superiore a 15 ng/ml.